La crisi sfiora anche il settore della bellezza in Italia. Che si salva però grazie a investimenti, innovazione e, soprattutto, l’export. Secondo l’edizione 2013 del Beauty Report, il Rapporto annuale sul valore dell’industria cosmetica in Italia curato da Ermeneia e reso noto oggi da Unipro, l’Associazione nazionale delle aziende del settore (fa parte di Confindustria) presieduta da Fabio Rossello, nel 2012 il comparto ha registrato una flessione generale dell’1,8%. Nello specifico: -4,% per la profumeria, -6,% per l’acconciatura, -5,% per i centri estetici, del -3,4% per i super e gli ipermercati, del -1,4% per le farmacie. In compenso le esportazioni sono cresciute del 7%.
Nadio Delai (Ermeneia), Jean Luc Michelot, Fabio Rossello, Gian Andrea Positano (Unipro) |
Rispetto all’andamento
nazionale degli indicatori corrispondenti, il beauty ha messo a segno alcuni
obiettivi importanti:
+0,9% la produzione cosmetica contro -3,9% della produzione nazionale di beni
non durevoli; +7% l’export contro il +3,7% dell’export nazionale; +22,4%
l’andamento del saldo commerciale del settore.
Nell’indagine emerge anche il nuovo comportamento dei
consumatori. Per il 34% degli intervistati “la crisi non ha cambiato le abitudini di spesa per i
prodotti cosmetici”, quota che contiene una sottocomponente pari a circa il 19% di chi ha un atteggiamento ancora più aciclico.
Questi ultimi affermano che, “malgrado la crisi, hanno consumato forse anche di
più, poiché bisogna sapersi tener su, specie nei momenti che sono più seri e
con più problemi”.
Fabio Rossello, presidente Unipro |
Nel contempo
sta crescendo anche l’interesse verso la collaborazione tra aziende (dal 44,2%
del 2011 al 48,9% del 2013) e si è davanti inoltre ad un’apertura significativa
nei confronti dell’utilizzo dell’e-commerce, se si considera che per il 75,7% degli
intervistati la società ha già usato questo strumento o sta pensando di impiegarlo.
Le profumerie in sofferenza? Ecco perché. Il report del 2013 contiene un
focus specifico su questo canale, che ha fatturato in Italia nel 2012 ben 2,2
miliardi di euro, pari al 22,8% dei consumi totali di prodotti cosmetici (-4%
rispetto al 2011). Secondo gli imprenditori intervistati, le debolezze del
canale derivano dalla concorrenza degli altri canali, dalla minor disponibilità
economica dei clienti, dalla difficoltà di poter retribuire il personale qualificato
per un’adeguata attività di counselling ai clienti e l’inesistenza di spazi
adeguati per fornire servizi estetici o di sperimentazione di nuovi prodotti.