martedì 4 giugno 2013

Italia, beauty in frenata secondo Unipro. Ma l’export corre



La crisi sfiora anche il settore della bellezza in Italia. Che si salva però grazie a investimenti, innovazione e, soprattutto, l’export. Secondo l’edizione 2013 del Beauty Report, il Rapporto annuale sul valore dell’industria cosmetica in Italia curato da Ermeneia e reso noto oggi da Unipro, l’Associazione nazionale delle aziende del settore (fa parte di Confindustria) presieduta da Fabio Rossello, nel 2012 il comparto ha registrato una flessione generale dell’1,8%.  Nello specifico: -4,% per la profumeria, -6,% per l’acconciatura, -5,% per i centri estetici, del -3,4% per i super e gli ipermercati, del -1,4% per le farmacie. In compenso le esportazioni sono cresciute del 7%.
Nadio Delai (Ermeneia), Jean Luc Michelot, Fabio Rossello, Gian Andrea Positano (Unipro)
Un settore che sfiora i 10 miliardi di euro. La filiera del beauty comprende 130mila aziende e più di 200mila addetti fra industria, acconciatori, istituti di bellezza, centri estetici, Spa, profumerie, erboristerie, farmacie e parafarmacie. “Il mercato del settore cosmetico nazionale”, ha ricordato Gian Andrea Positano, responsabile del Centro studi Unipro, “ha superato nel 2012 i 9,6 miliardi di euro con un fatturato generale in tenuta grazie alla competitività sui mercati esteri”.
Rispetto all’andamento nazionale degli indicatori corrispondenti, il beauty ha messo a segno alcuni obiettivi  importanti: +0,9% la produzione cosmetica contro -3,9% della produzione nazionale di beni non durevoli; +7% l’export contro il +3,7% dell’export nazionale; +22,4% l’andamento del saldo commerciale del settore.

Nell’indagine emerge anche il nuovo comportamento dei consumatori.  Per il 34% degli intervistati “la crisi non ha cambiato le abitudini di spesa per i prodotti cosmetici”, quota che contiene una sottocomponente pari a circa il 19%  di chi ha un atteggiamento ancora più aciclico. Questi ultimi affermano che, “malgrado la crisi, hanno consumato forse anche di più, poiché bisogna sapersi tener su, specie nei momenti che sono più seri e con più problemi”.
Fabio Rossello, presidente Unipro
Cambiare per non soccombere. Nel 2012 la crisi ha avuto un impatto diverso da azienda ad azienda: alcune hanno chiuso molto bene, altre sono entrate in forte difficoltà. Per questo motivo sono cresciute le strategie generali di movimento, cioè quelle che implicano uno sforzo di riposizionamento, ristrutturazione, riorganizzazione se non addirittura di vera e propria metamorfosi della società (passate dal 25,6% nel 2011 al 33,3% nel 2013). Sono cresciute nel contempo le strategie di investimento in maniera continuativa, che hanno coinvolto dal 71,4% di imprenditori nel 2011, all’83,1% nel 2012, al 79,5% in previsione nel 2013. La propensione verso l’export è passata dal 77,7% nel 2011 all’81,8% (in previsione) nel 2013.
Nel contempo sta crescendo anche l’interesse verso la collaborazione tra aziende (dal 44,2% del 2011 al 48,9% del 2013) e si è davanti inoltre ad un’apertura significativa nei confronti dell’utilizzo dell’e-commerce, se si considera che per il 75,7% degli intervistati la società ha già usato questo strumento o sta pensando di impiegarlo.

Le profumerie in sofferenza? Ecco perché. Il report del 2013 contiene un focus specifico su questo canale, che ha fatturato in Italia nel 2012 ben 2,2 miliardi di euro, pari al 22,8% dei consumi totali di prodotti cosmetici (-4% rispetto al 2011). Secondo gli imprenditori intervistati, le debolezze del canale derivano dalla concorrenza degli altri canali, dalla minor disponibilità economica dei clienti, dalla difficoltà di poter retribuire il personale qualificato per un’adeguata attività di counselling ai clienti e l’inesistenza di spazi adeguati per fornire servizi estetici o di sperimentazione di nuovi prodotti.

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...